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      Non però i rigori si smettevano, e notammo già e noteremo molti che andarono profughi. Qui ricordiamo Francesco Romano, già agostiniano, che occultamente diffuse nella natìa Sicilia gli errori di Zuinglio, poi fuggì in Germania, e tornato a casa nel 1549, sponeva la logica di Melantone, le epistole di san Paolo, e fu creduto anch'egli autore del noto libro sul Benefizio di Cristo. Citato al Sant'Uffizio, fuggì, poi venne spontaneo a costituirsi, si disdisse, e ottenne perdono, mediante molte penitenze e pubblica abjura nelle cattedrali di Napoli e Caserta, e confessò d'avere molti proseliti, fra cui varie dame titolate. Più tardi Scipione Tettio, autore d'una dissertazione De Apollodoris, lodata dagli eruditi, pubblicò non sappiamo quali opere, con false opinioni sulla divinità; onde fu condannato alle galere. Lo racconta il De Thou, che essendo a Roma nel 1574, ignorava se ancor vivesse. Anche Pompeo Algeri da Nola fu mandato al fuoco.
      Dei Valdesi altrove parlammo: i quali anche in Roma si erano diffusi, dove Gregorio IX li perseguitò, e molti ne pose a Monte Cassino327: e nel processo che già sponemmo del 1387, quelli del Piemonte annunziavano il loro pontefice stare nella Puglia, donde erano mandati a loro i maestri. Infatti nella provincia della Calabria Citeriore, ove l'Apennino declina al Tirreno, ai piedi della cresta del Bitonto, nel circondario di Paola e mandamento di Cetraro sta in poggio il paesello di Guardia, di 1500 abitanti agricoli, che parlano e vestono diversamente de' circonvicini.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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