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      De' maghi troviamo lodata l'abilità fra popoli diversi; e doveano essere acuti osservatori, che possedeano quel che agli altri mancava, l'arte di crear circostanze capaci a modificare i fatti, e d'inventare stromenti per operarne la trasformazione. Con grand'arcano e corredo d'impostura, questi artifizj erano conservati e trasmessi, e ne derivarono le scienze occulte, che costituivano la parte astrusa dell'umane cognizioni, considerando la natura come una successione di portenti, e alla magia attribuendone la spiegazione e l'attuazione di nuovi.
      Ferita nel cuore dalla predicazione evangelica, la religione pagana cercò un resto di vita col colpire fortemente i sensi e lo spirito mediante gli arcani della chimica e della fisica, innestatile dalle religioni orientali; e sposandoli alle cerimonie officiali del politeismo, ne formò quella mistura, mezzo poetica o mezzo filosofica, di forme greche, ebraiche, egizie, indiane, che caratterizza il neoplatonismo, e che si presunse opporre al cristianesimo. N'erano fondo le arti teosofiche, mediante le quali attribuivasi all'uomo potenza d'entrare in comunicazione diretta colla divinità. Rese universali fra i dotti, illusero anche alcuni de' Padri, tanto più in grazia de' racconti biblici, ove ricorrono atti demoniaci, e del sistema di spiegar la mitologia come una grande invenzione diabolica.
      Erano dunque parto della civiltà antica quelle superstizioni che i retori asseriscono rampollate dalle tenebre del medioevo: nel quale è vero che presero importanza sciagurata a proporzione dell'ignoranza e delle infelicità. Allora, magia significò l'arte di produrre effetti straordinarj mediante un patto che l'uomo contraeva coll'ente maligno, dandogli o qualche parte del proprio corpo, o tessere, o carte iscritte col proprio sangue e fino col sacrosanto calice.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





Padri