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      Accettato questo supposto, un fanciullo malato, una donna consunta, il subitaneo arricchirsi, i temporali, fin il male più ordinario, l'amore e la gelosia, e viepiù le combustioni spontanee, le allucinazioni, le esaltazioni nervose, spiegavansi come effetto di arti occulte. È tanto comodo, è tanto consono ai malevoli istinti lo attribuire a malvagità o a potenza ineluttabile quel che viene da fatti nostri o dall'incolpabile providenza.
      Le rinnovate comunicazioni coll'Asia nelle crociate rinvalidarono queste opinioni: poi le diffuse dottrine musulmane e il ridestato studio degli antichi appoggiarono coll'autorità la credenza a relazioni immediate e spontanee fra l'uomo e gli esseri soprannaturali, e che la magia possa legare la potenza divina e la libertà umana, e rompere l'ordine morale e fisico del creato mediante atti materiali spogli d'intelletto e d'amore.
      Che l'uomo creda possedere maggior potenza di far male che realmente non ha, casi giornalieri ce lo attestano; che i delitti si moltiplichino col punirli, è troppo accertato a chi studia le malattie dell'intelletto e le passioni; e che, a forza di sentire che una cosa si fa, alcuno persuadasi di farla.
      Sino a qual punto un uomo può operar sul corpo e lo spirito di altro uomo per sola forza dell'immaginazione, spinta fin al punto ove arriva la fede, non è ben chiarito: nè quanto le passioni, e massime la paura, causa preponderante delle malattie nervose. L'ipocondria ci porta a considerare le immaginarie nostre sofferenze come un prodotto della volontà dell'uomo, o frutto di sua ira e vendetta.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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