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      Ma a lui possiam raffrontare il milanese Girolamo Cardano da Gallarate, vissuto dal 1501 al 76, teosofo eppure scienziato illustre, di variatissima erudizione, e fecondo di pensamenti strani ma indipendenti, talvolta elevato come il genio, tal altra privo del senso comune, e come disse lo Scaligero, suo nemico acerrimo, in molte cose superiore ad ogni umana intelligenza, in altre inferiore ad un fanciullo. Lasciò le proprie memorie, preziose come delle scarse che francamente rivelino il cuore, e curiosa pittura d'uomo che viveva in un mondo poeticamente compaginato dalla dottrina cabalistica. Se era invido, lascivo, maledico, spensierato, n'aveano colpa le costellazioni ascendenti al suo natalizio. Sentiasi però oggetto d'una predilezione speciale del Cielo: poteva a sua voglia cadere in estasi, e vedere quel che gli piacesse; degli avvenimenti era premonito in sogno e da certe macchie sull'unghie; sapeva molte lingue senza averle imparate; più volte Iddio gli parlò in sogno; più spesso un genio famigliare, lasciatogli da suo padre che l'aveva tenuto per trent'anni; può in estasi trasportarsi da luogo a luogo a sua volontà; ode quel che si dice lui assente, e prevede l'avvenire. Appena ogni mill'anni nasce un medico par suo; nè rifina di vantare le sue cure e l'abilità nel disputare. A volta a volta si ride della chiromanzia, delle stregonerie, della magia, dell'alchimia, dell'astrologia; pure le esercita per compassione: i fantasmi reputa illusioni di fantasia scompigliata, pure è pieno d'apparizioni e di spiriti; crede gl'incubi generare i bambini, e deporre il vero le streghe nei processi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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