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      Il Palagio degli incanti, stampato coll'approvazione dell'inquisitore, che lo commenda come «dilettevole per vaga et varia lettione et non meno ferma che recondita dottrina», va zeppo di storielle di demonj, di incubi e succubi, appoggiate ad autori accreditatissimi. Il più romanzesco è d'un giovane che, regnante Ruggero in Sicilia, nuotando una sera in mare, prese pei capelli una figura che gli veniva dietro, credendola uno de' suoi compagni; ma alla riva trovatala una bellissima fanciulla, l'ebbe seco, e ne generò un figlio, e vivea lieto di essa. Se non che ella mai non parlava. Avvertito da un compagno ch'egli erasi menato a casa un fantasma, colla spada minacciò uccidere il bambino se essa non parlava: onde rotto il silenzio, ella gli disse che con questa violenza perdeva un'eccellente moglie, e subito sparve. Il fanciullo dopo alquanti anni trastullavasi in riva al mare, quand'essa lo prese ed affogò.
      Il libro è scritto dallo Strozzi Cicogna, al quale don Antonio Lavoriero arciprete di Barbarano, che con la virtù di Dio faceasi obbedienti i diavoli, narrò che un frate Egidio al duca di Ferrara manifestò un tesoro, ma nol si potè mai estrarre perchè gli spiriti rompevano le funi e spegneano i lumi: e che fece da esso don Antonio ascondere una moneta, promettendo trovarla; e presi quattro ramoscelli d'oliva benedetta e incisane la scorza, vi scrisse entro «Emanuel Sabaot Adonai, e un altro nome che non si può rammentare», poi recitò il miserere, e quando fu all'incerta et occulta manifestasti mihi, si sentì trarre verso la porta del giardino, e giunto ov'era sepolta la moneta, le bacchette voltarono la punta in giù, come fossero tirate.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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