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      .... E se bene egli biasima molto il modo ch'è stato tenuto da Lelio, secondo che esso ha inteso, avrebbe desiderato che più tosto li fosse dato scala franca, e fattolo partir del suo Stato, per non aver dato alla città di Siena questo dispiacere in questa sua entrata. E anco aggiunge che, per non far fruttificar tai semi, sarebbe forse meglio proceder in questa maniera. Io certamente ho sentito molto dispiacere che l'a. v. abbia avuto necessità di metter la falce in questa biada, e certo annoveravo per una delle grazie che ella ha ricevuto dal Signore Dio il non essere finora stata astretta a fare simili persecuzioni, avendo visto per esperienza quello che ella ha causato negli altri paesi. Ora tornando al fatto dello Spanocchi, egli dice non fuggì il giudizio ma i giudici, e non voler in questa età di settantadue anni aver a stentare o morir di necessità in una prigione; che desidera e prega l'A. V. che si degni pigliarlo in protezione sua....».
      Sisto da Siena ebreo, di buon'ora venuto alla nostra Chiesa, si vestì minorita, venerò come maestro il Caterino, e narra egli stesso come da lui imparasse la dottrina delle due predestinazioni, una per inevitabil decreto di Dio, l'altra condizionata, e «come opportuna a smuover certe dure menti, che alcuni eretici de' nostri giorni avean empite di disperazione coll'assoluta teorica del predestino», dai venti ai trent'anni l'andò predicando nelle primarie città d'Italia, con applauso degli uditori e frutto degli animi conturbati. Saputo poi quanto tal dottrina era contraddetta, la cessò, ma per essi errori fu tradotto al Sant'Uffizio.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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