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      Il Sadoleto s'accorse del trascender d'opinioni del Paleario, e l'ammonì, ma egli non vi fece mente, e seguitò manifestandole. Singolarmente levò rumore coll'attaccare un tale ecclesiastico, il quale, assiduo a prostrarsi davanti a reliquie, non pagava poi i suoi debiti. «Colta dice che, se mi lascia in vita, più non resterà vestigio di religione in Siena. E perchè? perchè, domandato qual fosse la prima cosa in cui gli uomini dovessero cercar la loro salvezza, io risposi, Cristo; domandato qual fosse la seconda, risposi, Cristo; quale la terza, ed io ancora, Cristo».
      Di qui trapela l'idea che è svolta nel Trattato del beneficio della morte di Cristo, del quale parlammo nel discorso xix. Colà vedemmo quanto interesse eccitasse quel libro, che dapprima fu tenuto opera di pietà, e ristampato con altre devote, siccome nell'edizione posta all'Indice da Sisto V, col titolo: «Trattato utilissimo del Benefizio di Cristo, con li misteri del rosario, con l'indulgenza in fine di papa Adriano VI alle corone dei grani benedetti». Noi l'abbiamo analizzato, e dicemmo che l'autore ne rimase ignoto, perciò fu attribuito a diversi; al Valdes, dal quale in fatto son copiate moltissime parti: al cardinal Contarini, al Flaminio, ad altri. Il cardinal Morone confessa averlo ammirato e diffuco514 e nel processo di lui, un Domenicano dice averlo veduto manuscritto a Verona, mandatovi a un canonico Pellegrini, che lo diede al vescovo, il quale, giudicandolo cosa buona, lo passò a lui: ma egli vi scoperse il marcio, e si dolse di vederlo, poco dopo, stampato e diffuso.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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