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      Ammirato prima, dappoi a concorso gli fu preferito il Bandinelli: del che irato egli partì, dopo dieci anni di dimora.
      Come attaccato alla parte imperiale, sperò star meglio a Milano, e alla morte del Majoragio ebbe invito da quel senato a succedergli professore d'eloquenza. V'arrivò il 17 ottobre 1555, ed a' suoi figli descrisse la cortese accoglienza, e come recitasse la prima orazione ai 29 nella chiesa di Santa Maria della Scala, presenti il senato, il governatore, i pretori, il collegio de' giurisperiti e filosofi, e molto popolo. Al domani fu accompagnato al ginnasio dai principali senatori; ma esorta i figliuoli a studiare, perchè egli non trovasi altri mezzi, nè il suo soldo è pur sufficiente per lui solo. In fatti troviamo un ricorso ch'egli volse ai decurioni milanesi, mostrando come vivesse modestissimo con una fante, mentre avea lasciato il paese natale e un buono stipendio per amor di questa città. La quale, atteso la sua gran dottrina, il vantaggio che ne veniva a' giovani e l'onore alla città stessa, nell'aprile 1558 gli concedeva un assegno bastante per sei persone. Ebbe incarico di recitare un'altra orazione quando si credea che l'imperatore Ferdinando, Filippo di Spagna ed Enrico di Francia radunerebbonsi a Milano per conciliar la pace; dove loda questa, e spera nel Concilio e nel convegno col papa. Anche lettere dirigeva ai regnanti, con grandi encomj agli imperatori austriaci, e speranza ch'essi conserverebbero la pace, e osteggerebbero i Turchi.
      A Milano rimase sette anni, e fra altri diede per tema a due suoi allievi di combattere e difendere la legge agraria.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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