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      Depongo questo scritto nelle mani d'uomini santi e fedeli, che lo conservino finchè si raduni un Concilio veramente generale, libero, sacro, solenne, pel quale io supplico il padre del Nostro Signor Gesù Cristo. Ma finchè ciò non s'avveri non venga pubblicato.
      «Se quel giorno sospirato risplenderà, che per la pubblica pace e per la concordia della Chiesa, i popoli obbedienti al vangelo possano unirsi, potranno ottener dall'imperatore, dai re e principi cristiani di obbligar seriamente il papa ad un concilio, ove possano tenersi pubblici e liberi convegni di persone d'ogni nazione cristiana, e tutte possano parlare liberamente per mezzo dei loro oratori, in presenza dei grandi e dei legati delle città. Se in quelle adunanze sarà stabilita equità di giudizj, e colla sola parola di Dio si toglieranno gli abusi, rimarranno levate le controversie religiose, sanate le chiese in modo che tutte formino un solo corpo: allora, ma solo allora, o miei depositarj, consegnerete questo scritto tal quale ai rappresentanti delle chiese di Svizzera e di Germania, che sono i difensori del santo vangelo; lo presenterete al Concilio generale libero, sacro, solenne, qual testimonianza d'un uomo pio, il quale morendo non avea ragione di mentire a Cristo. Questa testimonianza e l'atto d'accusa saran da voi lanciati colà come un fulmine, che abbatterà l'anticristo. Fratelli, ve ne supplico, non gli lasciate lungo tempo a rispondere: quell'iniquo dev'essere confuso di botto, in mezzo al Concilio, in presenza de' grandi principi.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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