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      E insieme ci hanno esibito le lettere che a ciascheduno di essi sono state inviate con detto libro dalli suddetti di Ginevra..... Scopertosi ciò da noi, abbiamo in primo luogo fatto diligenza per investigare come siano stati introdotti nella città li detti libri, e abbiamo penetrato come da un mercante di Livorno, calvinista, corrispondente a detti Ginevrini, siano stati consegnati in forma di pacchetti, sigillati con tre sigilli per ciascuno libro, ad un navicellajo di Pisa, con il soprascritto diretto a detti nobili cittadini; quale navicellajo non abbiamo potuto avere peranco avanti di noi, non ostante le diligenze usate col solo fine di avere il numero preciso di detti pacchetti, giacchè siamo entrati in sospetto che possino essere stati sette in tutto, e a noi non ne sono stati esibiti che sei».
      I segretarj raccontano poi che stimarono conveniente consegnare essi libri al vescovo, il quale, dicesi nel memoriale predetto, ha in estremo gradita la dimostrazione di religiosa pietà che se li è data in sopprimere veleno sì pernicioso, assicurandoci che ne avrebbe scritto a nostro signore con tutti i vantaggi della Repubblica. Terminano in questa guisa: «Stimerebbemo parte propria della gran pietà dell'eccellentissimo Consiglio e della sua costante reverenza e devozione verso la santa Chiesa, di dare qualche pubblica dimostrazione del suo sdegno, che a parer nostro sarebbe di fare abbrugiare detti libri per mano del ministro della giustizia, togliendo prima i fogli ne' quali è stata impressa la lettera di Sua Eminenza.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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