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      «Materiale amatissimo555. Non son più che cinque giorni ch'io ricevei da una medesima mano tre delle tue lettere del 2, del 15 e del 23 di marzo, alle quali non darò quella piena risposta che tu forse vorresti e io desidererei, perciocchè io ho da scrivere ancora molte lettere, e il tempo che m'è dato non è molto lungo. Ti anderò rispondendo per ordine, cominciando dalla prima, con lasciar dall'un de' lati il dirti che l'aver tue lettere m'abbia tutto racconsolato, e quasi ritornato in vita. Credoti, Materiale, tutto quello che mi racconti del dolore che tu hai avuto di me, cioè di non sapere nè dov'io fossi, nè in che stato mi trovassi, facendo quei pensieri di me e quei discorsi che tu dici, li quali non mi fanno saper cosa alcuna di nuovo, perciocchè a troppi segni ho conosciuto il grand'amore che tu mi porti: ma ti puoi ben pensare et accorgere dall'altre mie lettere, che non meno sono io stato in pensiero e in affanno de' casi tuoi, li quali per le tue lettere non solo non cessano in me, ma s'accrescono molto più dove il pensiero e l'affanno che tu avevi di me per le mie lettere, è cessato si può dir in tutto; e dove, quando fosse avvenuto quello, di che ti faceva dubitare l'amor che tu mi porti, altro non ne poteva riuscire che montasse più che 'l perdere questa vita corporale. Se avvenisse quello di che mi fa sospettare la grandissima affezione ch'io ti porto, ne riuscirebbe a te perdita d'una vita spirituale et eterna, et a me mentre ch'io vivessi perpetuo e infinito dolore.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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