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      Laonde se mai desiderai d'esserti appresso, e se mai conobbi di quanto danno ti sia stato l'essermi io allontanato da te, ora lo desidero, ora lo conosco. Infelice giorno fu quello di cui oggi si rinnovella il 2° anno, nel quale fui costretto ad abbandonarti: ma perciocchè tornerò ben tosto a ragionar teco in questa lettera di questa parte, seguirò di rispondere ordinatamente. - Quella seconda dov'erano le composizioni, ti dee a questa ora esser pervenuta alle mani, ma con tutto ciò non resterò di rimandartela. Dispiacemi che tu sii fuori di quei concetti che ti porgevano materia di farmi de' dubbj, e dubito che tu non mi riesca tra le mani a poco a poco un puro leggista, che sarebbe bene un colmar il sacco da dovero. Credo quel che mi dici di messer Ascanio da Viterbo, cioè che m'ami assai, ancora ch'io non sappia che cosa lo possa indurre a questo, avendomi egli conosciuto in tempo ch'io non avea parte alcuna in me che fosse degna d'alcuna laude. Quanto556 alla Befana e il resto che tu mi racconti intorno a quelle cose che già m'erano tanto grate, me ne passerò leggermente. Ti dirò solo che mi par che tu abbi voluto far prova della mia fermezza, la quale con l'ajuto di Dio non scemerà mai, anzi ogni giorno anderà crescendo. Io posso dir, Materiale - Amor se vuoi ch'io torni al giogo antico, Come par che tu mostri, un'altra prova Meravigliosa e nova Per domar me convienti vincer pria. - E quest'è che bisogna ch'egli mi faccia vedere apertamente, rendendomene chiaro testimonio, che, seguendo le sue istigazioni e facendomi suo servo, io dopo morte abbia a ritornar in vita, sì come ha fatto Cristo, ogni volta ch'io osserverò i suoi comandamenti e mi farò tutto suo: ma perciocchè questo è del tutto impossibile, impossibil è ancora ch'io mai più ritorni ad innamorarmi di quella maniera.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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