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      Duolmi che la nostra Accademia se ne sia ita in fumo per le cagioni che altre volte ti ho scritto, e poichè par che l'Italia ami tanto la barbarie, che voglia dar bando a tutte le buone lettere, guardisi che Dio non la faccia barbara da dovero. Al Focoso ho scritto, come tu vedi, ma non l'ho già sgridato della maniera che tu vorresti, anzi in quel cambio nella sua lettera ho sgridato te. La speranza che ti dava la mia lettera che si avessimo a godere, sebben è lontana, non manca perciò, nè mancherà così leggiermente; se pur viveremo ancor qualch'anno, e questo basti intorno alla tua 2a lettera.
      «Alla terza dico, che i sonetti di quella novella Saffo mi sono stati molto cari, e son di parere ch'ella sia per riuscir una grande poetessa, poi che così si chiama, e farà vergogna a voi altri giovani che vi sarete dati ai paragrafi, o a non so dir che. Guardati tu di non metter il piè su l'amorosa pania, nè per costei, nè per altra, nè ti far gabbonaggio di me con dire, O quando bene il Frastagliato il risapesse che importerebbe? Perciocchè facendo questo non ti faresti gabbonaggio di me, ma di Dio, il quale non farà com'io, che te ne riprenderò acerbamente e ne avrò dolore inestimabile e poi nulla più, ma ti castigherà di modo che non vorresti mai esser nato: se non altro ti darà per pena morte perpetua, cosa orribile e spaventosa fin alle bestie. E di vero, Materiale, se tu non ti risolvi di mutar vita e di lasciar da parte coteste frascherie, che da qui a poco tempo ti saranno omai troppo disdicevoli, io ti veggio ruinare affatto affatto, perciochè, poichè per un pezzo ti sarai fatto beffe di Dio, egli si farà beffe di te, e ti abbandonerà in maniera tale, che cadrai poscia strabocchevolmente in ogni sorte di vizj, e farai molte di quelle cose ch'ora non faresti per tutto l'oro del mondo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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