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      Si può forse ascoltar la messa senza l’organo? Si può riunirsi a veglia senza l’intervento del piano-forte?
      Mia madre erasi avvista della corte che quel giovine mi faceva, ed acremente mi aveva rimproverata d’aver dato ascolto alla sua galanteria. Egli è perciò ch’io non alzava furtivamente gli occhi su di lui, se non dopo di essermi ben assicurata ch’essa fosse altrove occupata. Questa manovra di contrabbando mi pesava sì sulla coscienza, ma ignorava il mezzo cui appigliarmi per farne di meno.
      Domenico si astenne dall’avvicinarmisi palesemente, e di scegliermi a compagna nel ballo. Cotesto tratto di delicatezza, fonte per lui di molta mestizia, mi sembrò un indizio dell’affetto sincero che per me nutriva; al quale indizio, per maggior mia sicurezza, aggiungevasi l’aver io osservato che egli non aveva mai ardito dirmi una sola parola d’amore, come pure volgarmente si usa.
      M’era già noto per esperienza, come l’affetto gesticolatore non fosse sempre né verace né stabile.
      L’ultima sera di carnevale eran venute da noi moltissime maschere, le quali si divisero nelle altre stanze, troppo angusta essendo divenuta la sala per contenerle.
      Un “dominò” mi si accosta. Nel porgermi dei confetti, mi fa cadere in grembo non so che cosa. La raccolsi: un oggetto stava ravvolto in una carta.
      Ebbi cura di nasconderlo nella pezzuola, e volai tosto nella mia stanza, dove lo svolsi... già s’intende, colle speranze dedicate a Domenico.
      Vi stavano racchiusi un cuore, ed un piccolo biglietto così concepito:


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Domenico