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      Questi innocenti pargoletti, non d’altro colpevoli se non d’essere nati tigli di madri inumane, e d’aver veduto il mondo in un secolo non abbastanza dirozzato, scendono o morti o moribondi dalla ruota fatale, dopo di aver girato in sensi opposti per sette ore.
      Terminata la festa, o per meglio dire, giunto al termine il sagrifizio, accorrono stipate, affollate, urlanti le madri, l’una respingendo l’altra, questa bussando quella, e tutte di conserva impazienti di verificare se morta o salva sia uscita la respettiva loro creatura. Comincia allora una scena d’altro genere, che talvolta finisce con ispargimento di sangue. Non essendo, pel grande numero, facili a riconoscersi dalle madri i sopravvissuti figli, l’una disputa all’altra il frutto delle sue viscere, mentre le imprecazioni delle disputanti e i lamenti i delle più addolorate si mescolano agli scherni assordanti degli spettatori e a’ fischi della ciurmaglia.
     
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      Quelle poi fra le devote, che tornano in casa loro prive del proprio figlio, consolansi dicendo, che Maria, invaghitasi dell’avvenente angioletto, ha voluto menarlo seco lei in paradiso. Appagate da tale convinzione, s’intrattengono a banchettare colle femmine del vicinato, infino a che scialacquato sia del tutto il prezzo ottenuto, non dubitando di percepire da’ preti ulteriori soccorsi, in memoria de’ loro angioletti involatisi gloriosamente a’ beati Elisi.
      Avvicinavasi dunque il tempo di questa festa, manifestazione di uno de’ sopraddetti tre “f” borbonici. I nostri amici, unitamente a’ miei genitori, progettarono di assistervi.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Maria Elisi