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      «Addio!» ripetei con voce velata dalla commozione.
      Allontanossi, e giunto alle spalle dell’altare, presso alla porta minore della chiesa, si volse di nuovo, e mi disse:
      Non mi tradire!».
      Tradirlo! Or che mi rendeva l’amor suo, qual altra fortuna poteva io desiderare?
     
      [39][bianca]
      [40]
     
     
     
      IVIl lutto
     
     
     
     
      La pace fatta avea riaccesa la passione in seno ad entrambi. Nel giorno del lunedì passò egli più volte sotto le mie finestre. Io ne distingueva il passo; e sempre che mi riuscisse di non farmi vedere dalla madre, correva a risalutarlo. Intorno alla mezzanotte rinnovellammo gli addii.
      Era già un’ora dacché io giaceva tutta agitata in letto, senza poter chiudere gli occhi, allorché udii un cupo rumore sotterraneo straordinario che mi spaventò. Sollevai il capo: mi girava. Tentai sedermi in letto: una scossa gagliarda di terremoto mi rovesciò sui guanciali.
      Allo scricchiolìo delle porte e delle finestre, al tintinnare de’ campanelli, tutti si destano. Giuseppina balza dal letto: io la seguo vacillante, ed ambedue corriamo nella stanza de’ genitori, i quali già accorrevano incontro a noi per intimarci che ci vestissimo alla meglio, e andassimo a cercar rifugio nella grande piazza del quartiere, che era vicino alla nostra abitazione.
      Una seconda scossa, più forte della prima, ci atterrì. Fuggimmo in abito da camera. Mia madre teneva nelle braccia una delle sue bambine, io afferrava l’altra, che in mezzo alla strada consegnava ad una persona di servizio, affine di rassettare in fretta il mio scomposto abbigliamento.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Giuseppina