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      VIl chiostro
     
     
     
     
      Maria Teresa d’Austria, seconda moglie del re, aveva in quel mentre dato alla luce il principe Luigi conte di Trani. Erasi perciò ordinato di solennizzare quel fausto avvenimento con tre giorni di gala.
      L’esequie di mio padre, che dovevano eseguirsi cogli onori del grado e della carica, non potevano dunque aver luogo nei detti giorni. Fu per tanto imbalsamato il suo cadavere, e si attese che trascorso fosse il periodo di gala.
      Intanto col padre noi avevamo veduto venir meno ogni mezzo. Faceva mestieri ricorrere al re, affine di rammentargli i paterni servigi, e per tal modo ottenere una pensione di grazia per nostra madre.
      A quest’uopo lasciammo la spoglia mortale, ancora insepolta, in consegna dei miei cognati, abbracciammo piangendo le sorelle maggiori colà maritate, femmo lo stesso colle bambine che nella loro iscienza placidamente dormivano, ed io, Giuseppina e nostra madre, amare lacrime versando, partimmo allo spuntar dell’alba, a dì 29 dello stesso settembre.
      Prospero fu il viaggio. Ventisette ore dopo ci trovavamo installate in un appartamento ammobigliato di via Toledo.
      Ritorno a Domenico.
      Questa domestica catastrofe mi riuniva inaspettatamente a lui. Però mancava il tempo che, col mezzo della posta, Paolo avesse potuto farlo consapevole della sventura che mi avea colpita.
      Il giorno appresso, io e Giuseppina eravamo sedute al balcone. Essa fu la prima a discernere Domenico tra la folla. Aprimmo il balcone, ed uscimmo fuori per attirarci i suoi sguardi. Dopo la morte del padre il pensiero mio ricorreva a Domenico, siccome ad un’àncora di speranza.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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