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      Intanto la vecchia badessa appoggiata ad un’educanda accorreva al tafferuglio, e cercava di calmar Maddalena, promettendo che sua nipote non si sarebbe più confessata dal canonico, e ch’essa stessa m’avrebbe trovato un altro confessore.
      «Me ne date la vostra parola?» gridò Maddalena da spiritata, mentre settanta bocche le stavano chiuse d’intorno in atto di silenziosa aspettativa.
      «Tenetemi per impegnata» soggiunse la badessa.
      «Brava! brava!» esclamarono in coro le monache.
      «Era insopportabile, era troppo doloroso vederlo chiuso nel confessionale con un’altra».
      E congratulandosi con Maddalena della rivendicata proprietà, le andavano dicendo: «Giustizia è fatta! stattene ormai tranquilla! ».
      Da quella scena singolare, che non sarà mai cancellata dalla mia memoria, incominciai a convincermi che la premura delle penitenti pei confessori e quella dei confessori per le penitenti aveva la sua ragione d’essere in un certo tale sentimento, non troppo conforme i1 precetto evangelico, ama il tuo prossimo come te stesso.
      Ma non doveva la scena terminare lì. Stava scritto che l’argomento della mia confessione trovasse la soluzione presso eminenti autorità della Chiesa apostolica romana.
      Il mattino seguente fui chiamata al parlatorio: indovinate chi cerava di me!
      Monsignor vicario – che voleva da me?
      Voleva dirmi che il canonico era stato da lui: avevagli raccontato il fatto successo fra Maddalena e me; ed egli, nella sua qualità di capo della Chiesa napoletana, aveva deliberato dovere rimanere a
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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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