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      le adorerebbe la stessa Divinità!» diss’io.
      «Sicuramente! » ripeté dieci volte il prete, ripigliando coraggio dalla mia conclusione, e lieto pel felice effetto del suo catechismo.
      «In tal caso» ripresi io prestamente, «mi sceglierei per amante un uomo del mondo piuttosto che un prete... »
      «Dio ti liberi! figlia mia: Dio ti liberi da quella peste!» soggiunse inorridito il mio interlocutore... «Amare un uomo del mondo, un profano, un empio, un miscredente, un infedele! Ma tu andresti inevitabilmente all’inferno! L’amore del sacerdote è amore sacro; quello del profano è vituperio; la fede del prete emana dalla stessa fede prestata alla santa Chiesa: quella del profano è menzognera, quanto è falsa la vanità del secolo; il prete purifica giornalmente l’affetto suo nella comunione della santissima sostanza: l’uomo del mondo (seppur sente amore) spazza dì e notte coll’amor suo tutti i fangosi ruscelli del trivio ».
      «Ma tanto il cuore, che la coscienza mia rifuggono dal prete» rispos’io.
      «Ebbene, se non volete amarmi, perché sono vostro confessore, avrò il mezzo di togliervene gli scrupoli. Alle nostre amorose espansioni premetteremo sempre il nome di Gesù Cristo; così l’amore nostro sarà un’offerta gratissima al Signore, e monterà pregno di profumi al Cielo, siccome fumo d’incenso nel santuario. Ditemi, per esempio: ‘Vi amo in Gesù Cristo; questa notte ho sognato di voi, in Gesù Cristo’; avrete la coscienza tranquillissima, poiché, così facendo, santificherete qualunque trasporto».
      Talune circostanze, non indicate qui che alla sfuggita, m’obbligavano a ritrovarmi in frequente contatto con questo prete, di cui taccio il nome.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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