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      Le monache tutte proruppero di comune accordo in proteste, tendenti ad assodare, che la mia conversione era effetto manifesto del campanello di san Benedetto, da me stessa inteso qualche ora prima della mia uscita; perloché con tutta fretta mandarono uno stuolo di converse sui campanile per suonare a festa.
      Nell’udire a quell’ora insolita le campane i vicini fecero domandare che cosa fosse successo alle monache; e queste divulgarono largamente che la nipote della badessa erasi per superiore ispirazione dichiarata religiosa.
      Perduta d’animo, confusa, dalle inaspettate combinazioni soperchiata, io tremava a guisa di foglia cadente al vento d’autunno.
      Dato pertanto l’impegno di chiudermi il giorno appresso, me ne tornai in casa della sorella, immersa nella più cupa costernazione; essa pure mostravasi molto dolente dell’andamento che l’affare avea preso all’improvviso.
      Il suono funesto delle campane rintronò al mio orecchio per tutta la notte: mi pentii cento volte di aver detto quel sì, ed accusai me stessa di fiacchezza.
      Ma guai a chi è trascinato dalla fatalità!... Alle dieci della mattina mi avviava al convento, alle porte del quale parecchie persone famigliari mi attendevano.
      Fui ricevuta con nuova scampanata a festa, e collo sparo dei mortaletti, alla cui esplosione una folla immensa di gente si ragunò.
      Per tutta quella giornata d’altro non si ragionò, che del miracoloso campanello, e della mia prossima vestizione. Il canonico gongolava di gioia, le suore ne esultavano, era un andirivieni continuo nella chiesa e di preti e di confessori.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Benedetto