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      Avendo un giorno la badessa convocate le suore affine di rivolger loro un’ammonizione intorno ai gravi disordini che affliggevano la comunità, conchiuse il suo discorso, apostrofando le più giovani nel modo seguente:
      «Siete voi» disse, «voi che avete rovinata la comunità! A noi altre più anziane ignoti erano altra volta i partiti, gli scismi, gli odii, le gelosie, le invidie: voi, non d’altro ricche che di egoismo e di soperchieria, voi avete intromessa nel chiostro la peste della guerra civile!»
      «Togliete da questo numero la mia novizia» esclamò Marianna; «essa ha trovato già infestato il monastero; anzi, volesse il cielo che fossero tutte come lei, docili, costumate ed osservanti delle regole!».
      Ahimè! la predilizione della maestra non faceva che procurarmi nemiche!
      Quella che più chiaramente mi dimostrava la sua antipatia era Paolina, posta alla testa di una consorteria di educande; ella, per non so quale bisogno monastico di aver sempre qualcuno da detestare; le seconde, perché educande ed io novizia, ossia superiore a loro di un grado.
      All’ottavo mese del mio noviziato quella buona maestra e compagna cadeva gravemente malata: era destinato che di breve durata fosse la mia tranquillità.
      Io aveva sempre notato il colore infermiccio del suo sembiante, ma sì io che le altre ignoravamo il genere di malattia da cui era apparentemente afflitta. La febbre ardente che la pose in letto, manifestossi complicata con sintomi sinistri. Sin dal primo giorno la malattia, benché dichiarata mortale, restò indefinibile presso i medici.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Marianna Paolina