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      Il dottor Lucarelli che in seguito la visitò, saputo il fatto, disse sdegnato alla conversa, come, per aver occultato il vero male, aveva commesso un omicidio colposo.
      Ben frivolo d’altronde era il motivo per cui sì l’inferma che la conversa avean fatto di quel morbo un mistero. Temeva la mia maestra che, discoperta la sua malattia, le monache, sia per ischifo, sia per timor di infezione, non avessero proibito che la sua biancheria si fosse lavata nel bucato comune. La conversa d’altra parte percepiva da lei un salario speciale, acciocché ne mantenesse il segreto.
      Il giorno appresso rese l’anima a Dio. Semplicissimi sono i funerali delle suore. Nel monastero si entra al suono di bande militari e allo scoppio di mortaletti; nell’oscura tomba si scende col conforto di semplici formalità. Costei mi aveva tenuto luogo di madre; nell’atto di deporre la sua spoglia mortale nella fossa, chiesi ed ottenni il permesso di darvi mano anch’io. Sia per sempre benedetta la sua memoria!
     
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      Per lo spazio di due mesi fece le veci di maestra la stessa badessa. Ella pure nutriva grande affezione per me, lo che per altro non fece che raddoppiare la gelosia delle giovani monache e delle educande. Al termine di questo periodo, maestra fu creata un’altra Caracciolo, donna sessagenaria, ma frivola, astuta, simulatrice e oltremodo fanatica per i preti. Costei, benché pienamente consapevole degli scandali arcani del confessionale e del comunichino, pure, da egregia istitutrice che la era, m’imponeva la quotidiana confessione.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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