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      Fui censurata dalla badessa per quell’opera di carità; mentre alle altre, che scandalosamente stavansi infrangendo la disciplina, non ebbe nulla a dire.
      È usanza nel monastero che le morte, dopo vestite, si pongano in terra: reliquia pur questa delle basiliane tradizioni. Quattro converse sono destinate a quest’ufficio. Una di esse, demonio sotto le forme di monaca, non voleva una notte d’estate interrompere il riposo del proprio letto per apparecchiare l’estinta compagna. L’ammonii vivamente, e s’alzò; ma, afferrato il cadavere per una gamba, e furiosamente trascinatolo in mezzo alla stanza, disse crucciata:
      «Per la Madonna, non sapevate far così?».
      Lo scoppio, che fece il capo della trapassata nel battere su’ mattoni, mi fa tuttavia raccapricciare: i becchini userebbero agli appestati più carità! Ricorsi alla badessa contro quell’atto inumano:
      «Quest’affare» rispose, «riguarda più la coscienza della conversa, che il mio governo: d’altronde, fanno tutte così».
      Questa medesima conversa menava la domenica una povera cieca alla messa. Infastidita di tale ufficio, domandò di esserne esonerata; ma, non essendo stata esaudita, un giorno precipitò la vecchia cieca dall’alto delle scale. L’infelice per quella caduta morì.
      Un’altra volta percosse sulla faccia un’inferma, perché spesso domandava di essere voltata di fianco nel letto.
      Reclamai alla badessa, acciocché quel mostro di barbarie avesse tutt’altro incarico, meno quello di assistere alle inferme. Non fui ascoltata.
      Havvi in Napoli un numero esorbitante di dame e di damigelle, residenti nei differenti monasteri, conservatorii e ritiri della città: oserei dire esservi pochissime famiglie, che non abbiano uno o più membri del sesso debole depositati, come oggetti di manomorta, in que’ ricettacoli delle domestiche superfluità. Una signora, da più anni ritirata in un convento, fu colpita da apoplessia.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Madonna Napoli