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      Poco dopo io mi assicurava che l’egregia superiora di San Gregorio ignorava il nome e la fama di Napoleone il grande.
     
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      XIIILe pazze
     
     
     
     
      La privazione della libertà, l’uniformità del vivere, la monotonia delle impressioni, la frivolezza della giornaliera conversazione e, nella maggior parte delle monache che si trovano dalla fanciullezza nel chiostro, la scarsissima educazione ricevuta, fanno sì che la terza parte di loro o siano matte del tutto, o fissate almeno su di qualche cosa. Questo inconveniente, provocato dalle stesse cause, è stato da lungo tempo notato anche nelle prigioni di penitenza a sistema cellulare. E se funesto alla ragione del carcerato risultò l’isolamento ne’ climi meno temperati dell’Europa e ne’ più freddi dell’America, quanto più funesto deve essere nelle regioni calde e massimamente nelle vulcaniche, dove l’uomo non può senza danno gravissimo separare la propria esistenza dal bisogno di mantenere le mentali e corporee facoltà in attività permanente?
      Non è stata intrapresa ancora l’igienica statistica della clausura: sarà uno studio ferace di utili risultamenti. Nell’aspettativa di tale lavoro, siami permesso di segnalare qui appresso alcuni casi altrettanto degni dell’attenzione del governo che della pubblica curiosità.
     
      Una monaca non poteva o non voleva toccar mai la carta; il contatto con quella materia le avrebbe procurato le convulsioni. La conversa non si dipartiva giammai dal suo fianco. Quando la padrona recitava l’uffizio, quella le voltava le pagine; al ricevere qualche lettera, doveva dissuggellare e tener spiegato il foglio dinanzi alla monaca, finché questa ne avesse terminata la lettura.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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