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      Più di quaranta monache stavano riunite nel comunichino per la messa: m’udirono gridare: nessuna uscì. Ne scese finalmente una, coll’aiuto della quale sollevai da terra la conversa, e l’adagiai sopra un seggiolone priva di conoscenza; indi, suonato il campanello della sagrestia, feci venire un prete per assisterla.
      Aveva la gamba sinistra lussata e tutta grondante di sangue. Era caduta a piombo sopra uno dei pilastri che reggevano la volta, così la polpa della gamba ne fu orribilmente straziata. Appena poté articolare qualche parola, due facchini con manovelle passate sotto la sedia la portarono nella sua stanza. Il prete la seguì, ma dovette presto lasciare la camera, poiché la sventurata con un segno indicò che non lo voleva vicino a sé.
      Il luogo dove Concetta erasi gettata, era presso la chiesa. Le monache, dopo la messa, uscendo dal comunichino, presero a strepitare intorno all’accaduto sì forte, che alla gente radunata in chiesa parve fosse avvenuta la ruina del monastero. Il sospetto venne confermato dal portamento del prete, che frettoloso e trambasciato se ne uscì di chiesa per entrare nel convento.
      Circa due ore dopo sopravvennero un ispettore di polizia e un cancelliere con uno stuolo di birri, per procedere all’accesso. La badessa vuol impedire l’entrata di quei profani nel chiostro, ma essi insistono a volervi penetrare.
      «Sapete bene, signor mio, che senza ordine espresso del Santo Padre mi è vietato di ricevere nella clausura chicchessia, fosse pur egli lo stesso sovrano».


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Concetta Santo Padre