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      Non potrei cercare un esempio più chiaro di questo per mostrare che il vizio e la malvagità più di leggieri trovano rifugio nelle piccole, che nelle grandi riunioni di gente. Guai a chi è solo! dice la Scrittura. L’egoismo alberga nella parte, non già nel tutto dell’umanità; e Adamo creato all’immagine di Dio, simboleggia più il genere intero che l’individuo.
      Il monastero contiene in sé tutti i vizi della città, senza averne le virtù e i vantaggi. Quanto più nella via dell’associazione libera progredisce la civiltà moderna, tanto la congregazione monastica assume le forme d’una tollerata camorra.
      Confesserà in onor del vero che trovansi tuttavia delle monache esemplari, degne di riverenza; ma il loro numero è così scarso, che si perde di vista nell’immensa maggioranza delle perverse.
      Ai monasteri di donne potrebbesi giustamente applicare quel detto del Profeta: «Fra mille uomini ne troverai qualcuno, ma fra altrettante donne non ne troverai pur una».
      Neppur del furto vanno esenti i chiostri. Non lo avrei mai creduto se non me l’avesse insegnato la propria esperienza. Perloché
     
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      cosa stranissima sembrommi il primo giorno ch’entrai nel monastero l’avvertimento fra i denti sussurratomi da una conversa, di non lasciare sul poggiolo una scatola di dolci, che m’era stata donata, poiché se l’avessi rinvenuta sarebbe stato un miracolo. Nell’aggirarmi pel vasto monastero, vidi parecchi fabbricatori, falegnami e facchini occupati a lavori della comunità, e supposi che la conversa avesse fatto allusione alla rapacità di quella gente.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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