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      Quel giorno fermai incrollabile nell’animo la risoluzione di lasciare ad ogni costo un luogo, dove ribollivano le macchinazioni e traboccava il fiele dell’invidia.
     
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      XVIChiarina
     
     
     
     
     
      I patimenti morali, le incessanti agitazioni, l’azione coercitiva della chiusura, la vita sedentaria, l’atmosfera del monastero malsana durante la stagione d’inverno, e soprattutto i raggiri di cui io era divenuta vittima, tuttociò aveva scossa la mia salute troppo gagliardamente, perché non cercassi un qualche mezzo di salvezza. In questo mentre era morta Giuseppina, la mia prediletta sorella, colei che più d’ogni altra persona soleva compiangere le mie sventure. Il dolore di non averla potuta abbracciare, neanche vedere un solo istante prima ch’ella si separasse da questo mondo, mi fece sentir viepiù il pentimento di un voto diametralmente opposto all’indole mia.
      E nondimeno ben vero che mutata coll’andar degli anni trovavasi la mia condizione. Avendo ormai raggiunta l’età maggiore, poteva già io reputarmi arbitra sicut in quantum di me stessa: oltre di che, possedendo più d’una pensioncella, avrei potuto cercarmi un altro ritiro, meno forzato del monastico e più conveniente alle mie inclinazioni, ove pure non avessi preferito ricorrere all’ospitalità del secondo marito di mia madre. Questa, vedendomi in preda alla disperazione, mostravasi dolentissima, né di tratto in tratto dissimulava il rimorso di avermi la prima volta fatta entrare nel monastero; mi promise adunque la sua cooperazione in ogni tentativo che sollecitar potesse la mia più o meno larga liberazione, e mantenne fedelmente la promessa.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Giuseppina