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      E davvero, la scelta d’un conservatorio m’era a prima vista sembrata un affare non degno di grande considerazione. Ma chi avrebbe immaginato che, sul momento di porre il piede fuori del mio Purgatorio, una fune d’inciampo, nuova ed inaspettata, stava per essermi tesa dall’insottanata camorra?
      Dalle monache de’ differenti conservatorii mi toccò subire le più sconce ed umilianti ripulse. Non sì tosto ricevuta la mia domanda, ciascheduno di quei ricettacoli mandava per informazioni; dove? A San Gregorio Armeno: Pilato ricorreva a Caifa.
      «Si potrebbe, di grazia, conoscere il vero motivo per cui suora Enrichetta desidera passare dal vostro convento ad un conservatorio?»
      «Eh, figliuola mia, chi lo sa? se ne dicono tante e tante sul conto suo; ma... le male lingue son per tutto».
      «Sì, sì, dicono ch’ell’è un’anima dannata».
      «Ohibò! tutt’altro. È piena di rare qualità: buona, docile, generosa del suo, eccellente amica, ecc. ecc. Nondimeno, c’è chi dice delle cose gravi sul conto suo; ma, ripeto, le male lingue son per tutto». « Per esempio, che cosa si dice?»
      «Dicono ch’ella si procuri e legga libri proibiti, che sottomano somministri armi velenose alle gazzette de’ malvagi, che alle volte lasci il coro per far poesie, che covi il progetto d’una riforma ecclesiastica, la quale avrebbe per primo effetto l’abolizione degli ordini monastici, che... che.., che...».
     
      [187]
     
      Qui la buona donna m’affibbiava una filastrocca di formidabili capi d’accusa; poi suo jure mi condannava all’ultimo supplizio; poi m’assettava alla gola il nodo scorsoio; ma vedendomi penzolare dalla corda fra terra e cielo, esclamava in tuono caritatevole:


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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