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      «Gesù! Gesù! Gesù!» esclamò atterrita; «si tratta di grado, di libertà! che ne sapete, figlia mia? spero che non abbiate l’ardire di burlarvi di me!»
      «Vi sovrasta una tremenda, e, temo, irreparabile sciagura».
      «Parlate, per carità!»
      «Un pericolo orrendo, spaventevole!...»
      «Mi si ghiaccia il sangue nelle vene!»
      «Poveretta! La perdita del badessato sarebbe un nulla dinanzi agli altri mali che vi aspettano. Chi sa che non siate trascinata da birri in carcere: che vi pongano a sedere sul banco dei rei...»
      «Gesù! Gesù!»
      «Che non veniate condannata alla galera, od almeno alla reclusione perpetua, con un’enorme catena al piede».
      «Gesù! Gesù!»
      «Messa forse a pane e acqua, forzata a spazzare il locale, a spolverare il palco colla granata, a mondare...».
      L’avrei tormentata più a lungo, se non l’avessi veduta vicina a svenire. Tremava l’infelice da capo a piedi: il respiro le andava mancando: aveva fatto un viso di cadavere.
      Quando l’ebbi veduta un pocolino riavuta, proseguii:
      «Non ignorate, buona madre, l’immenso bene che vi vogliono le monache francesi».
      «Si tengano per sé quel bene!» rispose la maligna vecchia con
     
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      voce fiacca, sprofondata dall’apice dell’orgoglio all’imo dello scoraggiamento.
      «Dice proprio bene l’antica tradizione:
     
      Da Spagnuoli ed Imperiali,
      Da Francesi e Cardinali
      Libera nos, Domine!
     
      «Ma vengo al proposito. Dicono che nell’abboccamento avuto con S. M. abbiate tentato di denigrare la reputazione delle vostre rivali di San Vincenzo. Il re ne prese argomento per farsi pubblicamente beffe e di loro e di voi stessa.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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