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      «Questo sì, purché io legga le lettere vostre, prima che sieno sigillate, e che prenda notizia di ciò che conterranno le risposte, innanzi che siano consegnate a voi».
      «Proibito qualunque libro, senza eccezione?»
      «Abbiamo qui parecchi libri devoti: ne potrete leggere quanti vorrete».
      Il cerchio della mia vita si ristringeva sempre di più. Le domandai quali fossero gli ordini precisi sul conto mio.
      «Ordini rigorosi» rispose. «Proibito di vedere o di parlare con chicchessia; non potete ricevere né i parenti, né gli amici, né i conoscenti vostri, né tanto meno gli estranei che venissero per avventura a cercar di voi; anzi, per torre il caso d’un’intelligenza clandestina, vi sarà assolutamente proibito d’affacciarvi alle finestre, di salire al terrazzo, di passare pel parlatorio. E per colmo di severità...»
      «Vediamo quando la finirete!» interruppi.
     
      [224]
     
      «Non vi sarà permesso d’avere persona alcuna al vostro particolare servizio».
      «Di grazia» le dissi, «come si chiama questo vostro locale?»
      «Il ritiro di Mondragone».
      «Sarebbe meglio chiamato il carcere del Santo Uffizio! Sapreste dirmi ancora, se vi sarò ritenuta per lungo tempo?»
      «Chi lo sa! Potreste starci e due e tre e cinque e dieci anni, a volontà de’ superiori; per avvezzarvi più presto alla pazienza, dovreste smettere la speranza d’uscirne presto».
      «Non mi nascondete la verità, vi prego! Sono forse condannata a vita?»
      «Raccomandatevi a Dio, e pensate all’anima vostra!»
      «Basta...!» gridai.
      E a queste parole caddi priva di sentimento sul mattonato.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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