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      Sì: voi siete figlia mia; è vero che foste un pochino maltrattata, ma siate sicura che da oggi in poi userò con voi l’amorevolezza e la carità d’un padre amoroso».
      Queste parole mi svelarono lo scopo della sua visita; gli doleva di sopportare agli occhi del mondo l’affronto di vedermi strappata
     
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      alla sua giurisdizione. L’avversario, se umiliato e ravveduto, desta pietà: ma larvato d’ipocrita svisceratezza, rinfoca l’ira smorzata.
      «Fidatevi» sclamai vivamente, «fidatevi delle promesse, credete alla mallevadoria di persone, che sanno mantener la parola come voi la manteneste al padre Spaccapietra, relativamente all’arresto mio!»
      «Quand’io prometteva di non farvi arrestare dai birri, e ricondurre in clausura, voi, cara mia, non avevate fatto quello che faceste poi. Chi mai si sarebbe immaginato che avreste aspirato alla secolarizzazione, che vi sareste portata al pubblico passeggio, appoggiata al braccio di liberali, inscritti nel libro nero?»
      «Scommetto che domani, se m’incontraste per via Toledo fareste altrettanto!».
      «Ora le cose hanno preso un aspetto differente: anche volendolo fare, non potrei».
      «Dite piuttosto, come disse all’agnello il lupo, che ho turbato l’acqua dove i vostri maggiori solevano abbeverarsi!... Eh, cardinale, quando col segno della redenzione in mano calpestavate un’orfana ed inerme donzella, pensaste mai all’ora suprema della morte, al giorno del giudizio?»
      «Non parliamo del passato; posso aver peccato per cattivi consigli, o per debolezza, ma in fede mia, neppur voi siete immune da torti: voi, che sotto il velo di monaca, voleste nascondere infami trame di demagoghi e repubblicani.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Spaccapietra Toledo