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      Forse delle prigioni che lasciò piene, o dell’esilio che vedeva miseramente perire tante cime di grandi Italiani? Forse del bianco terrore che avviluppava il reame come un sudano, o dell’occupazione dell’esercito austriaco? Dobbiamo ricordarci del debito pubblico, delle Giunte di Stato, della supremazia di Roma, d’un budget raddoppiato, dell’ammini-
     
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      strazione civile concentrata nella polizia, e d’una polizia che si chiamava Canosa? Il gesuita ed il gendarme, primi funzionari dello Stato tripla censura sulle produzioni dell’ingegno; l’assioma de Deo pauca, de rege nihil, elevato a dogma di Stato, a precetto di codice. Sire, è di questo che noi dobbiamo esservi riconoscenti? è per questo che dobbiamo rispettare in voi il discendente di re Nasone?
      E per questo forse che, partendo, invocate il diritto di Dio, la san zion del diritto pubblico, che fate appello alla diplomazia, ai trattati alla storia, alla forza, alla ragione di Stato? Sire, sono questi i titoli che vi consacrano re di Napoli? o qualcheduno ne dimentichiamo noi? Sì: noi dimentichiamo le orgie di Carolina, Semiramide degna della corte d’Assise, l’amante di Emma Leona; noi dimentichiam le capitolazioni di Nelson; le scelleraggini del cardinale Ruffo; dimentichiamo le operazioni finanziere di Medici, il maquignonnage del trono al congresso di Vienna, pagato sei milioni; gl’imprestiti di Rothschild; gli articoli segreti del trattato di Laybach e di quello di Verona... Sire, saremmo noi ingrati per questi oblii? Sono questi i titoli che invocate?


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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