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      Che restò ai nostri padri del regno di Francesco, tranne una maledizione interminabile, un grido di spavento e di orrore?
      «Se per consolidare il vostro diritto avete, Sire, altri titoli fuor che quello della grazia di Dio, produceteli; perocché l’eredità de’ vostri due primi antenati non basta a salvarvi il trono, finché siete fuori del nostro potere, nel modo stesso che non vi salverà il capo, se, combattendoci, cadrete nelle nostre mani.
      «Ed il padre vostro avrebbe egli per avventura illustrata meglio la dinastia, illustrata la nazione, fatto fare alla nostra civiltà un sol passo? Avrebbe egli resi i sudditi più stimati in Europa, più prosperi e liberi nell’interno, più carezzati in Italia? Ah! Sire, per centoventisei anni Napoli ha ripetuto la storia della vecchia di Dionisio:
      Francesco fe’ trovare giusto, liberale ed umano re Pulcinella: re Bomba fe’ desiderare re Cappio: e V. M. paga per tutti.
      «Ferdinando II! E che potrei io dire a V. M. che l’Europa noi sappia? Qual uomo si è elevato tanto innanzi nel disprezzo e nell’ese-
     
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      crazione degli uomini? Egli ha reso cinica la stessa diplomazia, che quale malfattore lo ha vilipeso e duramente condannato. I parlamenti stranieri lo hanno dall’alto delle tribune coperto d’insulti; le stampe esaurirono la parola d’ignominia. Egli fu il Napoleone della vergogna! Ed i popoli all’interno? in insurrezione permanente. Il 1830 fu Palermo; il ‘32 la cospirazione di Frate Angelo Peluso; il ‘34 la cospirazione di Rossaroll; il ‘35 la cospirazione di San Carlo, in cui Orazio Mazza fece le prime prove del mestiere di delatore; il ‘37 la sommossa di Sicilia; nel ‘38 quella di Cosenza e quella d’Aquila; nel ‘41 Aquila di nuovo; nel ‘44 di nuovo Cosenza, nell’anno stesso la spedizione de’ Bandiera in Calabria; nel ‘46 Gerace, Reggio, il Cilento; nel’48, tutto il regno.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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