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      È l'anima del poeta che viene alle prese con la realità, od è la rude realità che comincia lei un combattimento ineguale con quella nobile anima?
      La società è una repubblica. Quando l'individuo fa degli sforzi per alzarsi, il comune lo ripinge in giú col ridicolo e la diffamazione. Nessuno dee avere piú virtú e spirito degli altri. Che se uno per la inflessibile potenza dell'ingegno si leva della testa sopra la misura comunale, quegli è colpito d'ostracismo dalla società; la quale lo perséguita con sí spietati motteggi e calunnie, che alla fine gli bisogna ritirarsi nella solitudine de' suoi pensieri.
      Sí, la società è, di natura sua, repubblicana; e ogni sovranità le è odiosa, cosí la intellettuale come la materiale, la quale ultima, del resto, si appoggia su la prima men di rado che comunemente si creda. Lo vedemmo noi stessi dopo la rivoluzione di luglio, quando lo spirito del repubblicanismo si manifestò in tutte le relazioni sociali. Il lauro di un gran poeta attirava l'odio dei nostri repubblicani come la porpora di un re. Anche le diseguaglianze spirituali volevano essi sopprimere fra gli uomini: e, da poi che tenevano proprietà del comune i pensieri sbocciati e sboccianti sul territorio dello stato, altro non rimaneva loro che decretare l'eguaglianza dello stile. E di fatti il bello stile fu screditato come aristocratico, e noi udimmo piú volte affermare che il vero democratico scrive come il popolo, di cuore, schietto e sciatto. Ciò era facile ai piú degli uomini del movimento: ma non a tutti è dato di scrivere male, e tanto meno a chi ha già la consuetudine di scriver bene; e allora non si mancava di proclamare - È un aristocratico, un dilettante della forma, un amico dell'arte, un nemico del popolo2. - Lo dicevano e lo pensavano onestamente, come san Girolamo, che si recava a peccato il suo bello stile e se ne flagellava di santa ragione.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





Girolamo