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      Ma Guglielmo Augusto Schlegel, o piú veramente Sua Eccellenza il consigliere di Schlegel, il quale saliva in cattedra tutto abbigliato su l'ultimo modello di Parigi a trattar male il Racine, e presso la cattedra tenevasi un lacchè nell'assisa baronale della famiglia intento a regolare la luce delle candele ardenti su candelabri d'argento; il secondo Schlegel in somma, o il primo secondo i gusti, vince la mano nelle lodi del Calderon al dotto fratello. Come la Spagna è la terra promessa della poesia romantica, cosí il Calderon, poeta sommo se altri mai al mondo meritò questo nome, il Calderon, miracolo della natura, è il genio della poesia romantica. «Essa poesia romantica, soggiunge il critico, lo aveva dotato di tutte le sue ricchezze, e sembra che avanti d'involarsi da' nostri sguardi abbia voluto nelle opere di Calderon, come si pratica in un fuoco artifiziato, riserbare i colori piú vivi la luce piú sfolgorante ed i piú rapidi razzi per l'ultimo scoppio.» E la comparazione del fuoco d'artifizio e dei razzi torna benissimo. Lo stesso Schlegel voltò in versi tedeschi La vita è un sogno per il teatro di Weimar, dove pochi anni innanzi erano state rappresentate l'Ifigenia in Aulide di Euripide, la Fedra del Racine, il Macbeth dello Shakspeare e anche la Turandot di Carlo Gozzi, tradotte dallo Schiller. Il quale (sia detto in parentesi) non voleva sentir parlare degli Schlegel, e li chiamava i due storni: e il Goethe, dopo lo schiamazzo che gli fecero intorno in compagnia di molti corvi per piú anni, un bel giorno scosse dice il Heine) la chioma ambrosia e li disperse.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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