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      Sien essi romantici o classici, sieno liberali o assolutisti, sieno progressisti o retrogradi, sieno realisti o repubblicani, sieno credenti o increduli, sono sempre un po' accademici, un po' arcadi, un po' pedanti; sono l'opposto della disinvoltura, della semplicità, della grazia, della eleganza; e perciò odiano queste qualità e chiunque le possiede, e perciò odiano spesso l'uomo d'ingegno, che non cura o deride le leggi ond'essi vorrebbero imbavagliare ogni cosa. E perciò i filistei tedeschi dovevano riguardare con un santo orrore Enrico Heine, ingegno indipendente, se altro mai, lucido, petulante, aggressivo; e perciò Enrico Heine doveva essere il piú fiero, il piú terribile, il piú spietato nemico de' filistei. In ciò sta il carattere principale, e come a dire l'essenza del poeta. In ciò sta l'importanza dell'opera sua letteraria, la quale, come acutamente e giustamente notò Matteo Arnold ne' suoi Saggi di critica, fu una guerra a morte contro il filisteismo, una guerra che durò quanto la vita dell'autore.»
      Questa guerra Heine la combattè nell'Atta Troll con le sue piú belle armi d'oro e con un intendimento meglio che altrove determinato. «Atta Troll è il filisteo tedesco, virtuoso, liberale, amante della patria, che porta i capelli lunghi, che fa la ginnastica, che nutre un superbo disprezzo pei popoli corrotti di sangue latino, che si guarda con gran cura dal macchiare di voci straniere il suo nativo idioma». Cosí l'Hillebrand4 illustrava il tipo del filisteo tedesco: tipo, certamente, che si porge graziosissimo alla caricatura, da quanto lo chauvin francese, da quanto l'italianissimo, vestito di velluto, dei tempi del Primato.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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