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      Si trasferiscano gli stessi sentimenti in un altro metro, si cangi la disposizione, si alterino le misure; tutto è guasto. Le idee, aggiustate sopra un altro metro, stanno, per cosí dire, a disagio in questo nuovo, e prendono attitudini violente e scomposte: si forma una discordanza disgustosa tra i sentimenti ed i suoni: gli oggetti non si presentano piú sotto il punto di vista conveniente: l'orecchio, ed in conseguenza lo spirito, si riposa in luoghi poco opportuni, e sdrucciola su quelli ne' quali dovrebbe arrestarsi; e la composizione piú perfetta diventa simile ad un bel corpo con tutte le membra slogate. Perciò egli è assolutamente impossibile il far una traduzione di buon gusto, la quale sia precisamente letterale in una soverchia sproporzione di metro17.» Non si poteva né veder piú vero né dire meglio; ma le conseguenze che il Cesarotti ne traeva per il suo modo di tradurre sono false. Nessuno richiede, credo io, una versione precisamente letterale in poesia; e anche, perché farla tale è assolutamente impossibile, non è permesso a nessuno di rendere, per esempio, frugoniana e arcadica l'Iliade. Meglio, un altro poeta italiano, e dei novatori piú felici di modi lirici, il Berchet, proponevasi, traducendo le vecchie romanze spagnole, di rendere in italiano poesia straniera per poesia straniera, intonazione per intonazione, armonia per armonia, mirando a una fedeltà piú reale che apparente e piú esatta che non un'ordinaria fedeltà materiale18. Non so se il Chiarini pigliando a tradurre l'Atta Troll conoscesse il metodo e il libro del Berchet, ma pare a me siasi proposto proprio lo stesso; e, come il Berchet fece con le lunghe serie ad assonanza spagnole, egli ancora, per rispetto all'orecchio italiano troppo avvezzo alla rima specialmente nei versi brevi, ha creduto dovere introdurre due rime nelle quartine sciolte del Heine.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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