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      Ti bisognerà lasciare i grandi parchi e la casa e la villa bagnata dalla bionda corrente del Tevere; e un erede s'impadronirà delle ammontate dovizie» ....«Addio terreni e casa, addio moglie piacente! Di questi alberi che tu coltivi, soli gli odiosi cipressi seguiranno il lor signore d'un giorno»55. E che versi quelli di Orazio!
     
      Quo pinus ingens albaque populusUmbram hospitalem consociare amant
      Ramis, quo et obliquo laboratLympha fugax trepidare rivo,
     
      Huc vina et unguenta et nimium brevesFlores amoenae ferre iube rosae...
     
      E come al confronto il classicismo del secolo passato è liso e frusto, o, meglio casca a pezzi fracidi quasi carta a fiorami muffita per umido!
     
      Bevere e poi morir!
     
      L'abbiamo dunque còlto l'abate Parini nel momento di fare o dire, senza di certo accorgersene, senza rendersene conto, egli, l'autore del Giorno e delle Odi civili, il credo, l'atto di fede, il testamento di quella società leggera, frivola, egoista, corrotta, della quale egli si vantò e fu vantato il piú nobile inimico, e fu certo de' piú operosi guastatori. Il prete ambrosiano, quegli che nel capitolo al canonico Agudio, troppo ammirato come documento di povertà degna, confessava, Limosina di mésse Dio sa quando Ne toccherò, trovò dunque pe' contemporanei e lasciò ai posteri nel Brindisi la vera e genuina espressione dell'epicureismo galante di quella società che ebbe per legittimo re Luigi XV e per vangelo il suo Après moi le deluge, di quella generazione cui le ruine della Rivoluzione ferirono impavida, minuettante e versante champagne alle impudiche sue donne.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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