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      Sia pur vero che il poeta non debba giammai perdere di vista l'utile morale, e certo il rimprovero di averlo obbliato non si potrŕ mai fare al nostro: ma assai di morale istruzione e piú propria all'istante poteva egli dal suo soggetto ricavare, parlando della sobrietŕ necessaria e vantaggiosa ne' piaceri, del bisogno, che questi hanno, del magico velo del pudore ecc., senza avvelenare le gioie d'un giovine innamorato, che sta per fruirne legittimamente, coll'intonargli all'orecchio e in aria di lamento quelle dure veritŕ. Che s'egli ha poi cercato di consolarnelo coll'idea della virtú, onde, come della bellezza, era fregiata senza pari la sposa, ognuno ben vede che sterile consolazione sia codesta, massime per quel tempo in cui l'uomo č tutto dei sensi ed ascolta una sentenza lor sí funesta. O i sensi parlano allora in lui un linguaggio imperiosamente esclusivo, ed č perduta presso di lui la fatica di moralizzare; o non parlan sí forte, e dalla importuna morale gli č avvelenata la fonte dei piaceri che gli amanti illusi credono inesauribile, immanchevole. Oltre di che madonna la virtú, di sembianze sempre poco grate alla giovinezza, arriva cosí inaspettata, che il venir suo non lascia neppur sentire da lei quella consolazione che meglio preparata poteva arrecare.....102»
      Quanto a questo il Bramieri ha ragione: la Virtú arriva proprio inaspettata: pare che il poeta se la cacci innanzi spingendola per le spalle: Oh va un po' lŕ e prčdica tu, per finirla; ché io dopo la contemplazione di quel che va e viene non so come cavarmela.


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Conversazioni critiche
di Giosuč Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





Bramieri Virtú