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      » Aggiungo, quasi temperamento, un passo del De Sanctis: «A quei sonetti lapidarii, dove la vita č come raccolta e stagnata al di dentro, succede la classica ode ne' suoi ampi e flessuosi giri, dove l'anima si espande nella varietą della vita. In questo suo classicismo a colori nuovi e vivi senti la freschezza di una vita giovane guarita da quel sentimentalismo snervante, e risorta all'entusiasmo, incalorita dagli occhi negri e dal caro viso e dall'agile corpo e da' molli contorni della beltą femminile, tra balli e canti e suoni d'arpa. In questo mondo musicale e voluttuoso l'anima si fa liquida, si raddolcisce, e spunta la grazia; le corde eolie si maritano all'itala grave cetra114.»
      Di mio faccio un po' di commento. Evidente nella prima strofe č a tutti la comparazione omerica e virgiliana, e qua e lą qualche rimembranza d'Orazio e d'altri poeti latini. Non so per altro se in quei bei versi della terza
     
      tornanoI grandi occhi al sorriso
      Insidļando, e veglianoPer te in novelli pianti
      Trepide madri e sospettose amanti,
     
      qualcuno abbia riconosciuto questi d'Orazio
     
      Te suis matres metuunt iuvencis,
      te senes parci miseraeque nupervirgines nuptae, tua ne retardet
      aura maritos:
     
      che č realismo nella eleganza efficacissimo; ma, perché divenisse complimento passando da una etaira a una contessa, bisognava rammodernarlo o rammorbidirlo, come il Foscolo seppe. Chi poi non ricorda?
     
      Ebbi in quel mar la culla:
      Ivi erra, ignudo spirito,
      Di Faon la fanciulla;
      E se il notturno zeffiroBlando sui frutti spira,
      Suonano i liti un lamentar di lira.


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Conversazioni critiche
di Giosuč Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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