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      O si poté, al contrario, affermare – che l'ideale poetico posto fuori della societŕ in un mondo pastorale rivela una vita sociale prosaica vuota d'ogni idealitŕ: che la poesia incalzata da tanta prosa si rifuggiva, come in ultimo asilo, ne' campi; e lŕ gli uomini di qualche valore attingevano le loro ispirazioni, e di lŕ uscirono i versi del Poliziano del Pontano e del Tasso: – il che č vero soltanto in parte e con molta confusione di tempi e di termini e con nessuna relazione all'Aminta o alla favola pastorale. Ancora – che nell'Aminta il Tasso rappresenta l'anima sua innamorata, la quale vede nel mondo soltanto la donna sua, e tutto il resto č niente, ed ei la trasporta seco in una regione ideale dove ei le dice quanto l'ama, ecc. – che č una bella romanza, non storica.(1)
      Dopo ciň, se qualche minore uscí fuori a dire – che il sogno dell'Aminta, tutto splendori e profumo, in vece di metter nell'animo l'entusiasmo della luce fa provare la tristezza languida d'una notte d'estate, pare il sogno d'un prigioniero, la visione d'un febbricitante; e in faccia a questa creazione bisogna pensare che la piú bella cosa che Iddio abbia creato č l'uomo afflitto –(2); non č il caso di ridere. Questo č la conseguenza di quello; e tutt'insieme sono l'azione del romanticismo, che, esaurito in poesia, sopravvisse un poco nella critica e nella storia letteraria. Io non dico che nella critica, massime letteraria, non abbia ad entrare l'arte; ma il romanticismo e nella critica e nella storia indusse l'autonomia dell'egotismo fantastico e sensuale; il che puň qualche volta piacere quando gli scrittori siano gente di valore, ma per lo piú nuoce.


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuč Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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