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      Ecco il fondo d'un bosco: gli alberi alti e radi lasciano il passo ai raggi del sole, che illuminando scopre lontano monti e monti ancora: il terreno verde e ombrato č libero al pascolo de' bestiami e ai ritrovi e colloqui de' pastori. O vero, ecco aperta campagna, con veduta di capanne e di greggi: gorgoglia presso riversando le acque dal colmo bacino una fonte, o stendesi umida tra canne e pioppi la riva d'un fiume che vien di lontano emanando dall'urna di un dio. Siamo in Arcadia, o su le rive del Po dove giŕ cadde Fetonte e lacrimarono l'Eliadi, o in quale altra parte di questa antica terra di Saturno e di Giano? Č lo stesso. Entrano in scena due donne o due uomini d'etŕ diversa: i nomi, gli abiti, il costume sono greci; greci gli dči che invocano, greca la religione della quale celebrano i sacrifizi e fanno i vóti. Sí quei primi personaggi e sí gli altri che poi verranno appaiono essere pastori, cacciatori, coltivatori, bifolchi, qualche volta marinai; ma non de' comuni: anzi i primari nell'azione sono figliuoli o nepoti di Pan o del dio indígete della contrada e del fiume nativo; e a loro si mescono nell'azione enti d'un ordine superiore, semidči, satiri e ninfe. Nell'azione ci deve essere ciň che gli aristotelici chiamavano rivolgimento di fortuna, prima di buona in rea, che induce negli spettatori il terrore e ingenera il travaglio tragico, poi novamente di rea in buona, sí che il lieto fine consoli poi le agitate sensazioni con la giocondezza della commedia. Ma eterno e immortale motivo della favola pastorale č l'amore: onde il rivolgimento di fortuna, la crisi, č dal piú al meno sempre una: chi, nel principio, uomo o donna, aborriva dall'amore, finisce, per una ragione o per l'altra, divina o umana, fatale o del caso, cedendo alle lusinghe della dolce passione e rendendosi al desiderio dell'amante.


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuč Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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