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      Il Tasso, che conobbe e ammirò altre poesie del Tansillo, non ha traccia d'imitazione o reminiscenza di questa, che fu pubblicata solo nel secolo decimosettimo. È un'ecloga urbana recitata probabilmente súbito che composta a qualche festa degli Orsini conti di Nola, e poi ripresa e con regio lusso rappresentata nel banchetto che don Garzia di Toledo, ammiraglio dell'armata napolitana, offrí la notte del 26 dicembre 1538 ad Antonia Cardona, figlia del conte di Colisano, alle cui nozze aspirava.
     
      VII
     
      Tornando all'Italia del mezzo, troviamo meno enfasi ma non dramma o poesia.
      Ecco un gruppetto romagnolo. – Qualcuno si aspettava una sorpresa da due intitolate «Commedie pastorali» del 1508, ricordate già dal Crescimbeni e che nessuno avea piú vedute.(39) Io le ho vedute: niente che esca dallo stampo della falsità ordinaria.(40) Autore è un Alessandro Caperano faentino, che si trovò con altri romagnoli a menar le mani sotto il condottiere Giovanni Sassatelli da Imola in piazza di San Pietro a Roma nel tempo della morte d'Alessandro VI. Le comedie, ché tali senza piú le denomina la stampa antica e pastorali fu un'aggiunta del Crescimbeni, son due; in tutte terzine piane, senza distinzione di atti e di scene. – Nella prima Melandro comincia dolendosi d'amore tra i boschi, e dice non voler piú seguitare Diambra che l'ha sempre pasciuto d'inganni: cosí dolendosi e consigliandosi seco stesso trova Orfeo, che fuggito per disperazione anch'egli dalla crudeltà di Coraglia se ne vive da cinque anni in que' boschi cacciando con satiri e silvani, e gli par godere l'età dell'oro.


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuè Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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