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      Ma che pastori? C'è anche il dottor bergamasco Clònico, rivale di Fóndolo vecchio torcellano nell'amore di Rampilia, che li disprezza ambedue; e Fóndolo per il dolore è mutato in sasso; e Clònico per isfuggire alle lusinghe di Tesifile che lo ama impetra da Diana di esser trasformato in lauro; ma una maga greca èvoca un demonio, e ne ha un'ampolletta d'acqua con la cui aspersione li riduce al primo stato. Nelle ecloghe del Caccia qualcuno avvertí la mancanza del satiro, come nota di special differenza dalle future favole pastorali. In queste del Calmo il satiro non manca: c'è un Alfeo, satiro villan, che parla un dialetto schiavone o dalmatino per non dir niente; c'è, in forma di satiro, il diavolo in persona, ma sempre stupido a un modo. Le ninfe sono molte, tutte insipide: parlan dell'ara di Cerere e del sacrifizio di Diana, poi vanno a farsi benedire il santo matrimonio da Merlino romito. Cristianesimo romanzesco per isfondo a paganesimo accademico; e maghi e incanti e diavoli e trasformazioni, ed oracoli ed echi ed ampolle; tutto c'è in queste ecloghe del Calmo quel barocco soprannaturale che messo in relazione alla reale volgarità parve novità, nelle Fiabe di Carlo Gozzi, senza paragone piú attraenti per il colorito della tradizional novella orientale; ma vogliamo dire che ci sia relazione con le favole pastorali? Se fosse il caso di sorridere con uomini tanto gravi quanto sono i critici alle cui opinioni io contraddico, direi che mi torna a memoria la risposta, sacra alle risate dei nostri padri, di quel torzone portinaio al padre visitatore.


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuè Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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