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      Tindaro, abbattuto alla fine il selvaggio, va per liberare Fileria; né piú trovandola, memore delle durezze di lei e disperato, si ferisce, e cade morto su' cadaveri dei compagni. Quattro morti dunque per terra. Atto quinto. Ripassa Fileria, e vede: rimorsa d'essere durata cosí crudele al misero amante, si consiglia con Augusta; e s'avviano al ritiro d'un santo romito che fa miracoli. Battono alla porta, suonano il campanello. Il romito non vuole aprire; ma quando, sporgendo fra i battenti dell'uscio la persona con l'asperges e il capo levato in atto di scongiurare, scorge i due bei visetti, gli cade l'asperges di mano e resta innamorato. S'avviano per dove sono i morti non senza qualche atto troppo ardito del frate, represso tosto dalla severitŕ delle seguaci di Diana. Alle quali il romito mostra nella sua tasca un'erba il cui tócco fa risentire, non che i feriti a morte, ma i morti. Se non che, come volendo antecipare il prezzo del miracolo, il frate gitta le braccia al collo a Fileria. Ma le brave ninfe lo acciuffano per lo scapolare e lo legano a un albero; poi, toltagli di tasca l'erba, vanno a resuscitare per conto loro i pastori. Dei tre, Tindaro rivive con lo sdegno del passato, e caccia Fileria. Essa e la compagna tornano per consiglio e rimedio al romito. Il romito briccone, che anche č mago, cosí legato fa un cerchio in terra con una verga leggendo in un suo libraccio: salta su uno spirito e gli parla all'orecchio: ond'egli dice a Fileria che bisogna addormentare lo Sdegno; e per ciň vadano alla casa del Sonno, e facciano cosí e cosí. Vanno, lasciando pur legato il romito; ed hanno dal mite iddio un'ampollina di acqua limpida e fresca; asperso d'una stilla di questa lo Sdegno, per quanto abbia d'irritazione, bisognerŕ che si dorma.


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuč Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





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