Pagina (75/129)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      (82) Né altro ne sappiamo. Peccato! Chi sa quale spettacolo di natura e d'arte, di bellezza e di sentimento, dinanzi al sole tramontante o sotto le limpide stelle, su la placida corrente, luccicante tra i pioppi, del fiume d'Italia, eterno nel mito e nella poesia!
     
      II
     
      Nell'isoletta di Belvedere aveva il poeta cercato luogo alla scena [2a dell'atto primo], cosí frescamente civettuola, dell'abbigliamento di Silvia. Ma la scena fissa di tutto il dramma č un luogo di passo non lontan dalla strada pubblica, tra il Po e Ferrara. Grata sorpresa, credo, ai primi spettatori: il dramma dunque stava per isvolgersi nei contorni del paese e del tempo loro, tuttoché ellenico o arcadico l'argomento e gentilesco o pagano il costume. Ché tale presentavasi súbito dal prologo, fatto come nelle tragedie di Euripide e in due commedie di Plauto, da un nume: Amore, che fuggendo Venere e l'Olimpo viene a esercitare le arti sue tra i pastori.
      Al qual prologo un dotto bibliografo(83) ha mostrato credere potesse venire la prima idea da' quello della Didone di Lodovico Dolce pubblicata nel 1560,(84) ov'č introdotto Amore in forma d'Ascanio a incominciare cosí:
     
      Io, che dimostro in visoA la statura e a i panni
      D'esser picciol fanciulloSí come voi mortale,
      Son quel gran dio ch 'l mondo chiama Amore;
      Quel che puň in cielo in terraE nel bollente Averno;
      Contra di cui non valeForza né uman consiglio.
      Né d'ambrosia mi pascoSí come gli altri dči,
      Ma di sangue e di pianto.
      Ne l'una mano io portoDubbia speme, fallace e breve gioia,


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuč Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





Italia Belvedere Silvia Ferrara Euripide Plauto Amore Venere Olimpo Didone Lodovico Dolce Amore Ascanio Amore Averno