Pagina (96/129)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ben puņ credere V. S. Ill.ma che, poiché mi ricordo di quelle cose che le piacquero dette da me, non mi sono scordato di quelle che mi rapirono dette da lei. Conservo e conserverņ sempre vivissima la memoria di quella non men fruttuosa che dolce conversazione, ch'ella mi fece godere in quel felice viaggio ch'insieme facemmo colla sua amatissima madre, donna anch'ella di merito singolare; e di quel dolce tempo che godei con lei nella deliciosissima villa di Ciampirč, villa vie piś adesso d'ogni cittą, per la sua presenza, avventurosa. Quel felice viaggio, quel dolce tempo, ogni dķ infinite volte, con infinito piacer mi si rappresentan nell'animo.
     
      I dolci colli, ov'io lasciai me stessoPartendo onde partir giammai non posso,
      Mi vanno innanzi.
     
      Ed in questo mentre mille e mille fiate esclamo:
     
      Verdi rive, fiorite ombrose piagge,
      Voi possedete ed io piango 'l mio bene.
     
      Oh tempi quando i nostri poeti erano argomento di conversazione alle belle marchese e galeotti d'amore in Francia come oggi i romanzi francesi tra noi! Del resto, le annotazioni del Menagio alla pastorale del Tasso sono, come i piś de' commentari critici d'allora, infarcite d'erudizione e di pedanteria, ma sparse anche di delicate e fini e peregrine dottrine.
     
      VI
     
      Ma alla popolaritą del nuovo dramma fu la musica nuova, che dal 1594 al 1617 intonņ e vestķ i piś bei pezzi dell'Aminta, segnatamente lirici ed elegiaci; cinque volte il lamento del pastore innamorato (a. I, sc. 2), e il compianto di Dafne su lui creduto morto (a. IV, sc.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuč Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





S. Ill Ciampirč Francia Menagio Tasso Aminta Dafne