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      Gli occhi paion due stelle, e le sue labbraSono rosse vie piú che acerbo moro.
      Il color de i capei par fior d'alisi,
      Di cui cosa non è simil piú a l'oro.
      Via piú bianco il collo ha d'ogni ligustro;
      E pastore non è che pasca greggiaDi piú bel corpo e di piú bel sembiante.
      E, se d'essere in caccia si diletta,
      Aver non puoi di lui piú destro in cacciaNé valoroso piú né piú sicuro.
      Avanza egli nel corso il legger cervo;
      E contra il suo valor nulla può il denteDi feroce cinghiale; e i lupi e gli orsi
      Temono lui via piú che damma il veltro.
      E voce ha cosí dolce e sí soaveChe tra le ninfe di Dïana alcuna
      Non è che l'agguagliasse: anzi ho vedutaDïana stare attonita al suo canto,
      Mentre egli, figlia mia, le sue bellezzeCantava. E, se pon labbra a la zampogna,
      Egli ardere fa Pan d'ira e d'invidia.
      Ir.Siasi quale esser voglia, a me non piace.
     
      Ga.
      E perché piú piacer ti dee Filisio,
      Di cui non è il piú sozzo in queste parti?
      Via piú che la caligine son neriI suoi capelli, et ha simil la fronte
      A quella di un cinghiale: ha gli occhi bianchiChe paion quei della gattuccia nostra,
      E gonfiate le labbra e il viso neroChe pare un Etïòpo. E, s'egli canta,
      Egli sembra una rana di paludeO vero un corvo che su quercia gracchi;
      E, se si pon a i labri la zampogna,
      Una cicala par che al caldo strida,
      Tanta vien dal suo son noia molesta.
      Ir.
      Io non so a che mi tenga, che non facciaVendetta di cotesta grave ingiuria,
      Che mi avete ora fatta a biasimarmiIl mio Filisio in cosí strana guisa.
      Egli val piú dormendo che non valeVïaste, quando piú cerca mostrarsi


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Su l'Aminta di Torquato Tasso
Saggi tre
di Giosuè Carducci
Sansoni Firenze
1896 pagine 129

   





Dïana Pan Siasi Filisio Etïòpo Filisio