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      Per ottenere tal carica, ei lasciò quella di gran panattiere, abbenché di due gradi fosse alla nuova superiore; ma non era lucrativa: il lucro è una sostanza che molti preferiscono ad ogni altra superiorità.
      La veneta ballerina non avea bisogno, per farsi rispettare, della protezione del Braniski Postòli della Corona, poiché tutti l'amavano, e godea anche di altre più segnalate protezioni, ma pure il favore dell'intrepido e bravo Postòli, cavaliere risoluto e di non facile accesso, accresceva il di lei credito, e tenea forse in freno quelli che in divisi partiti teatrali sono qualche volta cagioni alle virtuose di non piccioli disgusti.
      Il veneziano era per genio e per dovere amico della veneta ballerina, ma non in guisa che per applaudire alla sua danza fosse divenuto nemico di quella di un'altra prima ballerina, fra gli amici della quale esser egli solea, avanti che la veneziana arrivasse alla corte di Varsavia. Ciò era di mal animo da questa danzatrice sofferto. Le sembrava che non le convenisse il soffrire in pace che l'unico suo compatriotta, che trovavasi in Varsavia, fosse nel drappello di quelli che applaudivano alla sua rivale, piuttosto che nel suo. Una donna di teatro, che sostiene una concorrenza, aspira alla vittoria con tanta ansietà, che è nemica dichiarata di tutti quelli che non le prestan mano a soggiogare chi vuol starle in competenza ed a trionfare. Questo e' il modo di pensare di tutte le eroine della scena; dominate dall'ambizione e dall'invidia, non sanno perdonarla a quelli che sostengono l'emula, siccome non v'è favore che non sieno pronte ad accordare in premio dell'abbandono a chiunque riescano ad allontanare da' ferri dell'altra, se possano imaginarsi contribuire molto quel tale a mantenere l'altalena della bilancia.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





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