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      Tosto che il Braniski appuntò con l'altro l'ora del combattimento, e che ne fu certo, andò a confessarsi ed a comunicarsi ed udì messa con la più profonda divozione, poi stette due ore solo e non volle prendere cibo di sorte alcuna. L'evento dimostrò ch'ei dovette la vita al non aver desinato; se avesse mangiato, la palla gli avrebbe forato a traverso i tumidi intestini, e sarebbe morto. Il veneziano a digiuno avrebbe parlato in guisa affatto diversa, e non avrebbe fatto nell'altro quella impressione che, per poco che l'abbia alterato, diminuì in lui l'altra abilità, nota a tutti, ch'egli avea per colpire con palla di pistola nel taglio d'un coltello ogni volta che volea, sicché la palla rimanea tagliata. Il veneziano con la pistola non si era mai esercitato, e ad altro non si affidò, quando si risorse a cimentarsi, che alla scienza che avea, che altra linea la palla espulsa non potea descrivere che la retta; sicuro dunque di mirar dritto e di aver impedito con un buon pranzo la possibilità del tremito del suo polso, andò a battersi ed ottenne vittoria.
      Discorse assai inconsideratamente un certo ragionatore, che volea sostenere che il veneziano avrebbe fatto un'azione più che eroica e forse anche una assai brillante fortuna, se avesse tirato il suo colpo non al corpo del Postòli ma all'aria.
      A me pare che quando questo caso di tirar il colpo all'aria sopravvenne a questo mondo, sia sopravvenuto condotto dalla combinazione, e mai premeditato; e se premeditato ei fu, sostengo che qualunque uomo, che andò a battersi covando in sua mente questo progetto, fu un pazzo da catena, poiché il primo precetto che si dà a chi va a cimentarsi è di procurar più presto che può di ridurre il nemico impotente ad offendere.


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Il duello
di Giacomo Casanova
pagine 65

   





Braniski Postòli